TARANTO – Il lavoro nobilita l’uomo, recita un vecchio proverbio. “Noi viviamo e mangiamo da questo stabilimento”, denuncia un autotrasportatore Ilva. È la protesta sul piazzale della portineria del siderurgico. “Lavoro e ambiente – dicono – si può e si deve fare”.
E in questo sono d’accordo con i 10.000 manifestanti di sabato.
Però, non la pensano come loro sul decreto ‘salva-Ilva’. Anzi, per gli autotrasportatori la legge s’adda fare. Oltre a tutti i dipendenti Ilva, in ballo ci sono 500 micro imprese, 600 lavoratori dipendenti e prima di tutto, loro sono padri di famiglia.
Sì dunque al decreto legge sull’Ilva. Gli autotrasportatori lamentano una sostanziale paralisi delle loro attività, dopo che l’Ilva ha fermato gli impianti dell’area a freddo in conseguenza della conferma del sequestro dei prodotti finiti e dei semilavorati.
Parte di coils e lamiere vengono infatti trasportate anche via strada e, quindi, da tir e camion. “Del resto – affermano – fermare l’Ilva non risolverebbe in toto il problema dell inquinamento a Taranto”.