Cronaca

Rapitori seriali di salme ‘illustri’ in azione a Campi?

CAMPI SALENTINA (LE)  –  Non c’è pace per la famiglia Montinaro, mentre i Carabinieri della Compagnia di Campi indagano e cercano senza sosta la bara della povera Mira Montinaro, scomparsa ormai da 2 giorni, rubata dalla Cappella di famiglia nel Cimitero di Campi Salentina.

E non è escluso che ad agire siano stati ladri di feretri ‘importanti’.

Ogni defunto lo è per i propri cari, ma tutto lascia pensare che questi banditi non puntino obiettivi a caso, ma rubino salme di personaggi illustri, gente nota.

Meno di 2 settimane fa, a S.Marzano di S.Giuseppe, in provincia di Taranto, qualcuno ha fatto gli stessi gesti che poche ore fa i banditi hanno fatto a Campi. Nel Cimitero di San Marzano, qualcuno nella notte ha forzato il cancello d’ingresso, è entrato, è andato dritto alla Cappella di famiglia dei Tarantino, dove riposa Paolo, già Presidente della Provincia di Taranto dal 1972 al 1984, scomparso nell’85. Oggi in politica c’è suo figlio Giuseppe, Deputato e Presidente del Consiglio provinciale. 

Ma torniamo alla notte del 30 novembre: i malviventi hanno divelto la lastra in marmo a copertura del loculo ed hanno tirato fuori la bara. In quel caso, però, i piani sono saltati. Perchè il legno della cassa ha ceduto e durante le fasi concitate i banditi avrebbero fatto troppo rumore. Per questo hanno abbandonato per terra i poveri resti di Tarantino e sono fuggiti.

Non è detto che ci sia la stessa mano dietro il triste furto dell’altra notte a Campi – questo, purtroppo, riuscito – ma è inevitabile pensare ad un collegamento tra i 2 macabri episodi. A campi i Carabinieri hanno perlustrato il Camposanto alla ricerca di indizi.

Di certo chi ha agito lo ha fatto con grande perizia e cura: hanno rimosso la pesantissima – lastra di marmo che chiude il loculo -per sollevarla ci sono voluti poi 5 Carabinieri – l’hanno posata per terra e poi hanno fatto scivolare fuori il feretro. Certo non è semplice, nè trasportare, nè nascondere una bara, ma nel Cimitero non ci sono telecamere di sorveglianza, il che complica il lavoro degli inquirenti.

Inquirenti ai quali “la famiglia Montinaro – come ci ha detto Mario, zio di Mira – si affida completamente”. Intanto, tra i vari attestati di solidarietà alla famiglia, arriva quello dei lavoratori del Gruppo Montinaro, affidato ad un comunicato dei sindacati di categoria: “Un simile atto, inqualificabile, vile e meschino – scrivono – non solo deve essere fermamente condannato, ma soprattutto non merita alcuna riflessione, giacchè non si può ascrivere a esseri umani, ma unicamente a rifiuti della società, incapaci di provare qualsivoglia sentimento o forma di rispetto”. 

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