LECCE – Ora sono loro a stringere i pugni, ma per sbatterli sui tavoli e sulle scrivanie, per dire basta. Le donne vittime di violenza non ci stanno più e sono tante, tantissime, quelle che hanno subito non solo tra le mura domestiche, ma anche al lavoro.
E i sindacati si schierano al loro fianco.
Cgil, Cisl e Uil, unite, aderiscono alla Convenzione antiviolenza “No more”, mettendo a disposizione delle lavoratrici la tutela anche legale contro ogni discriminazione sul luogo di lavoro. Da sottolineare come emerga che la precarietà espone le lavoratrici al ricatto: basti pensare che, in puglia, l’80% delle discriminazioni subite sui luoghi di lavoro è imputabile all’evento della maternità.
Una donna ha voluto portare la propria testimonianza. La chiameremo anna. Ha subito, in casa propria, le violenza – sessuali e non solo – di un uomo.
Ma anche sul posto di lavoro ha denunciato una discriminazione. Operatrice sociale presso un centro che si occupava di ragazze vittime della tratta di donne, le accompagnava spesso a fare delle passeggiate, durante le quali si facevano incontri spiacevoli: uomini, per lo più dell’est, che le riconoscevano, minacciavano anche lei che era lì per proteggerle.
Ma il suo superiore non l’ha ascoltata. Anzi, Anna avrebbe ricevuto in solo altre umiliazioni.
I sindacati, aderendo a “No more”, vogliono richiamare le Istituzioni alle loro responsabilità.