Cronaca

Università e consulenza, un ‘Magnifico’ conflitto

LECCEUn ‘Magnifico’ conflitto d’interesse. Che coinvolge, da una parte, Domenico Laforgia come Rettore dell’Università del Salento. E dall’altra, Domenico Laforgia come socio dello studio di consulenza amministrato dal figlio.

Socio, si badi bene, fino al giugno del 2012, quindi, ben dopo gli atti deliberati nel 2011 dall’Università del Salento che hanno portato – o porteranno – oltre 53.000 euro allo ‘Studio Laforgia, Bruni and partners’.

La vicenda è sempre quella dei brevetti e delle consulenze che riguardano l’Università del Salento: il Rettore con un suo decreto o il Consiglio d’Amministrazione dell’Ateneo con una delibera, autorizzano le richieste di voucher all’apposita Agenzia regionale, l’‘Arti’.

Nel solo 2011, 4 delibere del Consiglio d’Amministrazione, la numero 36, la numero 37, la numero 54 e la numero 131 e 3 decreti rettorali, il 589, il 1322 e il 1323, hanno autorizzato la richiesta di voucher, cioè di contributi, dall’‘Arti’ allo ‘Studio Laforgia, Bruni and partners’.

Nel 2011, attenzione, quando Domenico Laforgia era socio a pieno titolo dello studio di consulenza da lui fondato e amministrato dal figlio.

In effetti, le giustificazioni fornite ad un altro organo di informazione, dal socio del Rettore Laforgia erano queste: i siti non sono aggiornati, Laforgia non è più socio. La presenza del nome del Rettore, al vertice della piramide societaria, si motiva con un mancato aggiornamento. Ma in verità, quel curriculum risaliva al 20 aprile 2011.

E in verità, al 20 aprile 2011, Domenico Laforgia era socio al 50 % della ‘Laforgia, Bruni and partners’. Lo dice questa visura storica della società, effettuata alla Camera di Commercio, che specifica come il 6 giugno 2012 ci sia stata una variazione nella composizione societaria.

E che cosa è successo il 6 giugno 2012, quindi, ben oltre quel 2011 nel quale furono emanati i 7 atti di cui abbiamo parlato? Che, di  fronte ad un notaio leccese, Laforgia Domenico, il padre, dona a Laforgia Maurizio, il figlio, la sua quota della ‘Laforgia, Bruni and partners’, ovvero la metà della società, fino ad allora saldamente nelle mani del Rettore.

Se la cessione delle quote, insomma, doveva risolvere – a dire del Rettore – le questioni del conflitto d’interessi, questo è accaduto solo a partire dal giugno 2012, quindi  anni dopo l’elezione di Domenico Laforgia a Rettore.

Ma è tutto da dimostrare anche che quella cessione sani il conflitto di interessi: il cuore della difesa del Rettore Laforgia è, in sostanza, che siano gli inventori a scegliere le società di consulenze di cui avvalersi. È loro diritto esclusivo, assicura il Magnifico. Peccato però che il bando dell’‘Arti’ da cui nascono tutte le polemiche di questi giorni, in questo sia chiarissimo: a fare domanda sono ammesse solo le Università o i centri di ricerca pubblici. E sono le università o gli enti pubblici a indicare gli esperti di cui avvalersi. Non sono ammissibili domande presentate da persone fisiche, in qualità di inventori. Quindi, gli inventori non hanno possibilità di fare alcuna domanda.

Quindi fino al giugno 2012 è stata l’Università del Salento, guidata da Domenico Laforgia, a chiedere contributi all’‘Arti’ per la ‘Laforgia, Bruni and partners’ di cui – fino al giugno 2012 – Domenico Laforgia era socio. Dopo di che ha ceduto le quote al figlio. Interessi vicini, insomma, prossimi: come vicini, prossimi sono l’abitazione del Magnifico Rettore Domenico Laforgia e la sede leccese della ‘Laforgia, Bruni and partners’.

Eccoli qui, in via Idomeneo, nel centro storico del capoluogo barocco. Come pure qui hanno sede la Stim engineering’, società di Ingegneria di cui Domenico Laforgia è ancora oggi, mentre vi parliamo, socio principale. E sempre qui ha sede un’altra società, la ‘Turboden’, di cui presto vi parleremo. Però forse è vero, parlare di conflitto d’interessi è sbagliato: qui di conflitto fra gli interessi non se ne vede neanche l’ombra.

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