Cronaca

Laforgia senior autorizza, Laforgia junior incassa

LECCE Laforgia senior autorizza. Laforgia junior incassa. Detto così sembra brutale, ma la realtà in almeno un paio di atti prodotti dall’Università del Salento, è esattamente questa: ovvero che il padre Domenico Laforgia come Rettore dell’Università del Salento autorizza le richieste all”Arti’, cioè all’Agenzia per la Tecnologia e l’Innovazione della Regione Puglia, in modo da ottenere brevetti a favore delle società spin-off o dei gruppi di ricerca dell’Ateneo.

E quei fondi dell’‘Arti’ vadano a finire allo Studio Laforgia, ieri fondato da Domenico Laforgia, il padre, che è ormai uscito da ogni attività, ma gestito ancora oggi da Maurizio Laforgia, il figlio che, quindi, incassa la parcella di consulenza ottenuta grazie alla richiesta dell’Università del Salento, parcella che nei due atti  si aggira intorno ai 5.000 euro.

La partita, delicata e di grande rilievo anche economico, è quello dei 27 spin-off dell’Università del Salento, ovvero delle aziende nate in seno all’Ateneo come prosecuzione delle attività di ricerca.

Come funziona? Nell’Università esistono numerosi gruppi di ricerca e 27 spin-off che ne proseguono il lavoro da un punto di vista commerciale o industriale.

Quando qualcuno, in un gruppo di ricerca o in uno spin-off, inventa qualcosa di nuovo e questa novità è commercializzabile, l’invenzione va brevettata. Meglio ancora se a livello internazionale. Depositare i brevetti, però, non è semplice e per aiutare le imprese la Regione ha stanziato dei fondi specifici tramite l’‘Arti’, l’Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione. Fondi che pagano servizi offerti da fornitori, selezionati in un apposito albo – attenzione – dalla Regione. Servizi che però possono essere richiesti dalle Università pugliesi.

In pratica quei fondi possono servire, ad esempio, a pagare la consulenza prodotta da uno studio molto quotato come la ‘Laforgia, Bruni and partners’. Che è specializzato nella tutela dei brevetti e della proprietà intellettuale e tra i pochissimi accreditati in questo campo nell’albo regionale. Ma è anche lo studio fondato dal Rettore e oggi gestito da suo figlio.

Il tutto forse sarà più chiaro esaminando uno degli atti di cui parliamo, un decreto del Rettore Laforgia di poco più di un anno fa. Il fatto è questo:  un gruppo di ricerca dell’Università del Salento ha inventato un nuovo metodo per realizzare materiale ceramico. Un’invenzione brevettata a livello nazionale nel 2008, ma che si ritiene opportuno brevettare anche a livello internazionale. Bene, il 10 maggio l’apposita Commissione dell’Università dà il suo via libera. Il 16 maggio il verbale della Commissione viene trasmesso all’ufficio competente. Il 19 maggio, gli inventori con una mail comunicano di volersi avvalere della società ‘Laforgia, Bruni and partners’. Il 24 maggio, il Rettore prende atto dell’iter, verifica che i termini per non rimanere fuori dal bando sono strettissimi, dato che la scadenza è fissata alla fine del mese e, quindi, autorizza la richiesta con un proprio decreto d’urgenza, che sarà poi ratificato successivamente a quel 24 maggio dal Consiglio d’Amministrazione dell’Università.

Passano tre settimane e il 15 giugno lo studio ‘Laforgia, Bruni and partners’ invia all’‘Arti‘ della Regione Puglia una sorta di preventivo sulla consulenza da prestare e quantifica il proprio lavoro in 4.968 euro, iva inclusa. A firmare il preventivo è Maurizio Laforgia, la cui firma vedete qui, ovvero il figlio del Rettore. Lo stesso Rettore che è a capo dell’Università che il 6 luglio richiede all’‘Arti’ della Regione Puglia il contributo necessario a pagare i 4.968 euro di consulenza allo studio ‘Laforgia Bruni and partners’.

Insomma, come abbiamo detto all’inizio: Laforgia senior autorizza (ed ecco la firma), Laforgia junior incassa (ed ecco la firma).

Un caso, questo che abbiamo appena ripercorso, che in realtà non sarebbe isolato: ecco qui un’altra deliberazione, stavolta assunta dal Consiglio d’Amministrazione dell’Università del Salento, visto che stavolta i tempi evidentemente erano meno ristretti e non richiedevano un decreto d’urgenza del Rettore. Il brevetto stavolta riguarda un nuovo dispositivo di produzione di energia solare e la narrativa della delibera dà atto che i servizi di consulenza vengono erogati da esperti scelti tra quelli iscritti nell’albo regionale. Quali esperti? Per saperlo i pur attenti componenti del Consiglio d’Amministrazione (tra di essi ci sono, ad esempio, i duellanti delle conversazioni registrate ovvero il Direttore Emilio Miccolis e il sindacalista Dino De Pascalis) non possono far affidamento alla narrativa della delibera ma dovrebbero andare a vedere l’allegato, che specifica che la domanda di contributo effettuata dall’Università all”Arti’ per il nuovo dispositivo di produzione di energia solare è a beneficio dello ‘Studio Laforgia, Bruni and partners’ per 5.400 euro e di un’altra professionista per 3.744 euro. 5400 euro, anche in questo caso iva inclusa, per i servizi da rendere per l’ottenimento del brevetto europeo.

In questo caso l’autorizzazione viene deliberata dal Consiglio d’Amministrazione dell’Università del Salento il 28 marzo 2011, mentre l’‘Arti’ della Regione Puglia comunica l’accoglimento della domanda e quindi la liquidazione (anche della parcella della ‘Laforgia, Bruni and partners’) il 28 giugno. Anche in questo caso, in sintesi, il professionista iscritto nell’albo regionale, cioè il socio dello studio di consulenza, cioè Laforgia junior, incassa. Mentre il Presidente del CdA, cioè il Rettore, cioè Laforgia senior, autorizza. Lo stesso Rettore, non farà male ricordarlo, eletto per traghettare l’Ateneo fuori dalla palude d’immagine nella quale l’aveva ridotto Oronzo Limone e le inchieste giudiziarie che riguardavano – ad esempio – le sue presunte spese di ristrutturazione della casa del figlio Pierpaolo.

Casi, ovviamente, diversi: il risultato, però, rimane una palude d’immagine dalla quale l’Ateneo salentino non solo non sembra essere stato traghettato fuori ma, anzi, sembra affondare ogni giorno di più.

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