BRINDISI – Politica e religione. Sacro e profano. Due strade che spesso si incrociano, soprattutto se al centro del dibattito finisce un simbolo sacro come il crocifisso. Tolto pochi giorni fa, dall’Aula consiliare di Ostuni, si scatena la bufera all’interno dell’Udc che, per mano di Ciro Argese, espelle dal partito Fabrizio Putignano, colpevole di aver votato a favore dell’emendamento che vieta l’esposizione del crocifisso a Palazzo di città.
E torna l’ombra medievale dell’Inquisizione, in salsa politica, con una scomunica che per transitività, cancella dalle fila dello Scudo crociato anche l’Assessore Angela Matarrese.
E’ lo stesso Argese a darne notizia, con una sorta di bolla papale che spiega i motivi del provvedimento.
“Siamo delusi – scrive il Segretario provinciale – dal comportamento di chi ritenevamo vicino agli ideali del partito.
Il fatto che un nostro iscritto abbia votato con la maggioranza per rimuovere uno dei più grandi simboli della nostra religione da un’aula istituzionale ha suscitato incredulità e sgomento negli organismi dirigenti provinciali e regionali”.
Ipse dixit. L’oltraggio alla sacralità manda a casa, per il momento non all’inferno, gli eretici centristi che avevano approvato la tanto discussa delibera, approvata in nome della laicità, una delibera che ha fatto piovere polemiche, in primis, sul Sindaco Domenico Tanzarella.
“La sua è una prova di forza”, avevano tuonato dal Pdl. E ora la decisione dell’Udc nei confronti dei peccatori. Decisione sofferta, ma severa. E verrebbe da dire un tantino paradossale. Se di rispetto della religione si parla, l’Udc dovrebbe ricordare che il suo leader nazionale ha alle spalle un divorzio e che certi giudizi, forse, andrebbero affidati alla giustizia divina.