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La Soprintendenza boccia i Cafari: “Lacera il paesaggio”

NARDO’ (LE) – All’epoca, da questi schermi l’avevamo definito uno ‘schiaffo a Porto Selvaggio’. Ora, la Soprintendenza ai Beni culturali va oltre e definisce il megavillaggio dei Cafari una ‘lacerazione nella continuità del paesaggio’.

È arrivato ufficialmente il parere del Soprintendente sulla lottizzazione dei Cafari, il megavillaggio da 60 ettari, i cui documenti sono stati depositati a metà di luglio nell’Ufficio Urbanistica del Comune di Nardò per richiedere la VAS, Valutazione Ambientale Strategica.

Il progetto depositato prevedeva 2 comparti: villette a 2 piani, a schiera e a corte, un centro commerciale e una palestra, una discoteca, un’area per uffici e anche un anfiteatro.

Una vera e propria colata di cemento in pieno Parco regionale di Porto Selvaggio Torre Uluzzo-Palude del Capitano – senza contare i vincoli dell’Area SIC, ZPS e di tutela paesaggistica, progettata dall’impresa napolitana Socitur, una srl da 10mila euro che sfrutta così la deroga inserita nella legge istitutiva del Parco che faceva salvi i progetti inseriti nel Piano Regolatore di Nardò prima del 2006.

Nella procedura di VAS arriva ora il parere della Soprintendenza, un parere fortemente negativo: l’ufficio decentrato del Ministero dei Beni culturali osserva che il progetto dei Cafari  ricopre una vasta area coperta in gran parte da macchia mediterranea tutelata dalla legge e sottoposta a vincolo paesaggistico.

Inoltre il Piano – si legge sempre nella nota – interferisce con il Parco naturale regionale di Portoselvaggio e Palude del Capitano.

Pertanto, ritenendo che il piano se attuato nell’attuale formulazione possa arrecare grave danno ai caratteri paesaggistici del sito, la Soprintendenza ritiene opportuno operare un forte ridimensionamento della proposta in termini volumetrici, con minor compromissione del territorio, anche riguardo alla realizzazione della rete stradale.

Un parere negativo che fa il paio con quello paesaggistico espresso dalla Regione Puglia: entrambi saranno decisivi nell’iter burocratico che Comune di Nardò e Regione Puglia hanno in corso per decidere la sorte del megavillaggio contro il quale sono scesi in campo – anzi, in acqua, con una simbolica ‘nuotata anti-cemento’ – ambientalisti, associazioni e anche la figlia di Renata Fonte, chiedendo che quel pezzo straordinario di paesaggio rimanga intatto e pubblico.

 

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