LECCE – Che fine hanno fatto i fannulloni pubblici, a 3 anni esatti dalla ‘Riforma Brunetta’ che dava loro la caccia? Sono, probabilmente, ancora là dov’erano, annidati nelle pieghe dello Stato.
Forse sono meno rispetto a quanto viene percepito nell’opinione pubblica, ma un fatto è certo: il Decreto legislativo nr. 150 approvato nell’ottobre 2009, meglio noto come ‘Riforma Brunetta’, non ha funzionato com’era nelle intenzioni del Ministro che gli diede il nome.
Sul perchè, il dibattito è aperto: come aperto lo è stato nell’Università del Salento, dove la Facoltà di Giurisprudenza ha ospitato il dibattito sul volume ‘I fannulloni pubblici e l’irritazione di Brunetta’, scritto da Fabrizio Fracchia, ordinario di Diritto Amministrativo dell’Università Bocconi.
Un dibattito introdotto dal Professor Pierluigi Portaluri e moderato dal Preside Raffaele De Giorgi, dopo il saluto del Rettore Domenico Laforgia e con il Ministro Filippo Patroni Griffi come relatore speciale.
Ma un motivo per spiegare la persistenza dei fannulloni nella Pubblica Amministrazione forse c’è: la ‘Riforma Brunetta’ voleva correre su due gambe. La prima stava nelle punizioni per i fannulloni, la seconda stava nei premi per i laboriosi.
Quest’ultima è però risultata una gamba azzoppata dalla carenza di fondi.