LECCE – Un vero vespaio: sono montate le polemiche dopo la Conferenza stampa del Pd leccese che ha messo sul tavolo la sua idea di riordino delle Province salentine.
Salvatore Capone, Alfonso Rampino, Luigino Sergio e Giovanni Pellegrino hanno in sostanza rilanciato l’idea di una Macroprovincia che accorpi i 3 territori.
In mancanza di accordo – la sostanza della presa di posizione – la legge riserva a Taranto, in quanto città più popolosa, la funzione di capoluogo.
Apriti cielo: contro il Pd è sceso in campo a ranghi compatti il Pdl, a partire dal Sindaco di Lecce Paolo Perrone: “I Democratici svendono la nostra Provincia e il ruolo di Lecce”, l’attacco del primo cittadino. Ed ecco che torna sul punto Luigino Sergio, deus ex machina delle 13 pagine di documento sintetizzato nella Conferenza stampa e lo fa per puntualizzare una serie di questioni.
“1° punto: secondo il centrodestra salentino – dice Sergio – il Pd avrebbe svenduto il capoluogo Lecce per Taranto. Stando invece ai documenti elaborati dal Pd provinciale, emergono due strade percorribili: la prima vedrebbe la Provincia di Lecce sopravvivere inalterata per ragioni meramente fortuite, ipotesi politicamente non conveniente per due ragioni. Nel prossimo assetto regionale essa risulterebbe inferiore per popolazione e per estensione alla nuova eventuale Provincia derivante dall’accorpamento fra Brindisi e Taranto.
2° punto: l’accorpamento di Lecce con Brindisi e Taranto, se la Provincia di Lecce si facesse parte attiva del proprio dissolvimento e del conseguente accorpamento con le due Province di Brindisi e Taranto, il sacrificio della rinuncia alla propria autonomia provinciale potrebbe essere compensato dall’attribuzione del ruolo di Comune capoluogo della nuova Provincia.
3° punto: in Puglia non è stato attivato il Consiglio delle Autonomie locali, fatto che richiama a responsabilità, a differenza di quanto affermato dall’On. Poli, anche il centrodestra, atteso che tale organismo è previsto dall’ordinamento dal lontano 1990 (e dunque quando in Puglia non c’era il centrosinistra). Ma a responsabilità vengono chiamati anche i Sindaci di Lecce, Brindisi e Taranto, incapaci di raggiungere, come recita la legge un accordo complessivo condiviso, anche sul capoluogo di Provincia.
E quindi si arriva all’ultimo punto: nell’incapacità di accordo tra i Sindaci dell’eventuale Macroprovincia, èTaranto ad avere la meglio e Lecce la peggio. La legge prevede che “assume il ruolo di Comune capoluogo delle singole Province il Comune già capoluogo di provincia con maggior popolazione residente” e cioè Taranto.
E se a Roma decidessero in tal modo – conclude Luigino Sergio – di chi sarebbe la responsabilità: del Governo, del Parlamento o di chi comportandosi in periferia come Ponzio Pilato, si è lavato le mani, ritenendosi fuori dal gioco del riordino delle Province, scrivendo così una delle più brutte pagine della nuova stagione delle Autonomie”.