TARANTO – Via da lunedì alle assemblee in fabbrica. Sindacati e tute blu tornano a difendere il lavoro dopo l’ultimo intervento della Procura: entro 5 giorni l’acciaieria di Taranto dovrà avviare lo spegnimento dei suoi impianti sotto sequestro per disastro ambientale.
E “in caso di inottemperanza”?
La Procura ha messo in conto anche questa possibilità e dice, in tal caso “i Custodi amministratori potranno nominare ausiliari procedendo senza ulteriori indugi e, osservando tutte le cautele del caso, segnalando eventuali rifiuti, omissioni o abusi”.
Sarà poi la Magistratura stessa a fare tutte le possibili valutazioni, anche di tipo penale.
Insomma, “sto spegnimento s’adda fare!” E senza impedimenti alla legge che deve fare il suo corso. Le operazioni dovrebbero iniziare dagli altiforni 1 e 5 e cioè dal cuore dell’acciaieria, il reparto che dà lavoro al maggior numero di operai.
Fasi successive, la dismissione e la bonifica dell’altoforno 3 e ancora il fermo di 7 batterie del reparto cokeria.
E al Presidente dell’Ilva Bruno Ferrante è chiesto di individuare “le maestranze necessarie, destinandole alle effettuazioni delle operazioni” con relativi “oneri finanziari, in piena collaborazione con gli altri custodi e sulla base delle loro direttive operative”.
In termini più pratici, Ferrante è chiamato a trovare tecnici, soldi e a collaborare con i custodi. Per la Procura la via dello spegnimento degli impianti e quindi lo stop alla produzione è insomma, l’unico modo per bloccare l’inquinamento e quindi il reato che ha originato il sequestro.
Dovrebbe arrivare intanto nei prossimi giorni la nuova Autorizzazione Integrata Ambientale, all’Ilva. Documento che sarà concesso, a questo punto, ad operazioni di spegnimento già avviate.
Nuove riunioni per l’Aia sono previste per il 9, il 10 e l’11 ottobre.
Operai e sindacati metalmeccanici sono pronti, intanto, per andare alla manifestazione nazionale di Roma, il 20 ottobre.
Siamo alle battute finali, forse, della questione. 5 giorni ancora, poco meno di una settimana, e inizierà lo spegnimento dei camini della acciaieria più grande d’Europa. Siamo alle porte di una settimana decisiva, ma l’azienda?
Non è ben chiaro, ancora, quanto voglia investire per risanare il siderurgico. Resta incerto, in bilico, insomma il futuro di Taranto.