LECCE – E’ stato un inizio di giornata di fuoco per Lecce. Quando alle 8 del mattino gli operai della Ip, ex dipendenti della Manifattura tabacchi, decidono di bloccare la superstrada e l’ingresso da Brindisi, alle porte della città è il caos.
Lunghe code di auto, mezzi, pullman fermi, in un orario cruciale, prossimo al suono della campanella nelle scuole e all’apertura degli uffici.
Un delirio durato per un’ora, fino alle 9, quando è stata soddisfatta la ‘conditio sine qua non’, per cui i lavoratori avrebbero lasciato libera la circolazione: ottenere un incontro in Prefettura, ciò che nella giornata precedente non era stato possibile.
È per questo che da viale Porta d’Europa gli operai hanno raggiunto in corteo viale XXV luglio.
Sanno che, a malincuore, creare disagio alla città è l’unico modo che rimane loro per avere addosso gli occhi e l’attenzione di tutti. Continuare ad occupare una fabbrica vuota non li aiuta.
Il motivo per cui sono ritornati in strada, tutti e 68, a distanza di meno di un mese dall’ultima volta, è, infatti, sempre lo stesso: pagamenti arretrati a luglio, ma soprattutto produzione che non parte e una riconversione del dopo Bat ancora fantasma.
Dopo l’incontro con il Vice Prefetto Guido Aprea, le novità emerse sono due.
Da un lato pagamenti che stanno arrivando, sebbene a singhiozzo e non a tutti. Dall’altro il nuovo tavolo convocato presso il Ministero dello Sviluppo Economico a Roma, il prossimo 24 ottobre.
Di nuovo, lì, sindacati, British American Tobacco e aziende coinvolte nella riconversione, vale a dire Iacobucci, Hds e appunto, Ip. “E’ lì che tutti dovranno trovare una soluzione definitiva – dice il Presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone – e in quella sede si auspica l’individuazione certa delle modalità e della tempistica con cui la società Ip. ritiene avviare la produzione”.
Gli umori, tra i lavoratori, rimangono pessimi. Sulla loro testa pende ancora una richiesta di collocazione in cassa integrazione avanzata dalla società che fa capo al Senatore abruzzese del Pdl, Filippo Piccone.
E la consapevolezza che se la produzione di porte e finestre non partirà subito, nonostante gli impegni formalmente assunti dall’azienda, sarà impossibile continuare ad andare avanti in questo modo, obbligati a restare a braccia conserte per tutto il giorno.