Cronaca

Rsa Supersano: 4 miliardi di lire per una struttura vuota

SUPERSANO (LE) – Celimanna, ‘manna dal cielo’: così si chiama questa antica chiesa. E proprio come una manna dal cielo furono accolto i 4 miliardi di vecchie lire che il 14 febbraio 1997 vennero stanziati dal Cipe per costruire una Rsa, proprio a monte della Chiesa di Celimanna, sulla serra di Supersano.

Una struttura enorme e straordinaria per posizione, vista, aria: oggi di fatto vuota. L’immobile affacciato su questo balcone naturale che guarda a perdita d’occhio su tutta la vallata dei Paduli, è praticamente utilizzato a metà: vuoto, di fatto, tutto il primo piano, come testimoniano le finestre tappate. Ma anche il Piano Terra offre uno scenario desolante e desolato: corridoi vuoti e meno di una decina di utenti in una struttura che, invece, è a servizio di 7 Comuni, cioè Casarano, Taurisano, Collepasso, Supersano, Parabita, Matino e Ruffano per 75mila abitanti.

Non è colpa degli operatori, beninteso, che proprio nella mattinata in cui entriamo nella struttura hanno avuto più da fare con le visite neuropsichiatriche per i piccoli pazienti del circondario. Ma anche loro, che questa struttura la conoscono bene, sanno quanto vale, quanto potrebbe essere utile e quanto poco invece è utilizzata.

Il paradosso è presto spiegato: la struttura di Supersano, nata per essere un preventorio contro la tubercolosi, venne poi destinata ad Rsa, come stabilì il Consiglio comunale di Supersano nel 1996. Rsa, cioè residenza sanitaria assistenziale, in pratica un luogo dove ricoverare e assistere persone non autosufficienti: una casa di riposo per anziani, ad esempio, o un centro in cui far vivere i diversamente abili senza più nessuno.

Persone che oggi hanno spesso come destinazione, gli ospedali. Ma gli ospedali scoppiano anche per questo motivo, per i ricoveri di pazienti che starebbero meglio (e costerebbero di meno) in una Rsa, appunto. È la medicina territoriale, quella che – lo dicono tutti, da destra a sinistra – manca alla sanità pugliese. E allora perchè questa struttura, nata per essere una residenza sanitaria assistenziale, non lo è diventata?

La risposta di Franco Farì, dirigente del Dipartimento di Riabilitazione della Asl di Lecce, la dice lunga. In realtà la storia è semplice semplice: il finanziamento per far nascere l’Rsa a Supersano, è vero, è del 1997. Ma nel 2005, 8 anni dopo, quando la Regione mette a bando le residenze sanitarie assistenziali, questa struttura non è ancora pronta.

Quindi l’immobile di Supersano perde il treno: ma 2 anni dopo è pronto a riprenderlo, come annunciano trionfalmente l’ex Ministro della Sanità Livia Turco e l’ex Assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco, in visita alla struttura di Supersano nel maggio del 2007, come ancora qualche foglio locale ricorda ancora.

Ma non sarà così: quel treno ormai è perso, di Rsa non si parla più e l’immobile di Supersano diventa un centro per disabili, per la loro riabilitazione. Come dire la Cenerentola della sanità, lasciata senza mezzi e senza personale. La lauta torta delle Rsa, invece, viene affidata ai privati: nell’ultimo anno, 2 strutture private, l’‘Euroitalia’ di Casarano e ‘Villa Armonia’ di Taviano, a pochi chilometri quindi da questa struttura di Supersano, sono state infatti accreditate.

Cioè la Asl di Lecce paga i privati per servizi che potrebbe produrre da sola, con la motivazione che così costano di meno. Ma alla fine anche questo sarebbe accettabile se almeno questo piccolo gioiello funzionasse davvero come centro di riabilitazione e non finisse dimenticato sulla serra di Supersano, semivuoto, senza mezzi e con pochissimi specialisti.

Se almeno la ‘manna dal cielo’ piovuta 15 anni fa sulla serra di Supersano non diventasse l’ennesima storia all’italiana di cattedrale allo spreco nel deserto della sanità.

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