Cronaca

“Ritorneremo a scuola”, parlano le ferite del ‘Morvillo’

BRINDISI – Per la prima volta sono tutte insieme. Capelli corti, il segno di una tragedia che hanno sfiorato. Un lungo abbraccio, il simbolo di una forza da riconquistare. Vanessa, Azzurra, Selena, Veronica e Sabrina sono i volti di quello che a Brindisi è stato il 19 maggio 2012, l’attentato alla scuola Morvillo Falcone.

Si raccontano con le loro paure e i loro progetti, al settimanale ‘Gente’. Nessuna di loro nasconde la paura, “dei rumori, la gente, uscire di casa, attraversare la strada, dei fuochi d’artificio” o di svegliarsi la notte e non trovare qualcuno affianco.

Nessuna di loro cela di provare  vergogna, quando qualcuno le fissa e il terrore che possa capitare ancora, che Giovanni Vantaggiato, il killer reo confesso di Copertino, ora in carcere a Lecce, “ce l’avesse avuta proprio con loro”, che avesse un complice. È cambiata la vita per le 5 adolescenti di Mesagne,  dopo quello che non riescono a chiamare se non ‘il fatto’.

Veronica Caspodieci, trascinata via dalle fiamme dalla sorella Vanessa, è l’ultima ad essere stata dimessa dall’ospedale, dopo gli interventi chirurgici al ‘Centro grandi ustionati’ di Pisa. Azzurra Camarda è ancora alle prese con le cure per i postumi delle ustioni e per ricostruire il braccio destro fratturato.

Hanno provato a ritornare, prima dell’inizio dell’anno scolastico, di fronte al loro istituto, “ma – racconta Sabrina Rebuzzi, che sotto i vestiti è costretta a indossare una guaina medica per proteggere la pelle – c’erano ancora gli aloni per terra, pezzi di vestiti, cose così”.

Non sarà questo a fermarle, tra i banchi di scuola ci ritorneranno tutte. O quasi. La più incerta rimane Selena Greco, la prima a dare l’allarme dopo la bomba, la migliore amica di Melissa Bassi, l’unica vittima dell’attentato. “Eravamo le pirme della classe. Ripassavamo per una verifica quella mattina sul pullman […] – racconta – ero brava, sì, ma con Melissa accanto. Era la mia compagna di banco, il bus passava a prendere me e poi lei. Non riesco a sedermi in classe, se non l’ho al mio fianco. Non posso andare avanti, sapendo che Melissa non può più farlo”.

Per tutte, però, la “necessità di stare insieme noi cinque, perchè nessun altro può capirci – dicono -. Ma anche, perchè non resti l’unica cosa che abbiamo in comune”.

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