CronacaEconomia

Guerra Omfesa in Consiglio, gli operai ‘processano’ De Leo

TREPUZZI (LE) –  Fischi e contestazioni: e il Consiglio comunale di Trepuzzi sulla questione Omfesa si trasforma nel processo al suo amministratore-proprietario, Ennio De Leo. Che un pre-allarme, a dire il vero, l’aveva ricevuto, come dire ‘uomo avvisato, mezzo salvato’.

Ma il manager di Omfesa, alla fine ha deciso di partecipare all’appuntamento istituzionale, sfidando gli umori delle maestranze, forse sentendosi forte della soluzione positiva avuta dal problema del credito negato, sciolto giorni prima con l’ok delle 5 banche che devono assicurare i 2 milioni di euro necessari a far ripartire l’azienda. Ma il manager riceve invece questa accoglienza.

Tutto davanti a un parterre, tutt’altro che domestico. Al Consiglio aperto, richiesto dall’Idv, è accorsa la politica salentina: da Roma i Deputati Pdl Alfredo Mantovano e Pd Teresa Bellanova; dalla Regione la Vicepresidente Loredana Capone e il Vicepresidente del Consiglio Antonio Maniglio, entrambi Pd, il Capogruppo Udc Salvatore Negro, i Consiglieri Pdl Saverio Congedo e Roberto Marti. Dalla Provincia la Vicepresidente Simona Manca e il Consigliere Alfonso Rampino. Presente anche la Prefettura, con il Capo di gabinetto Guido Aprea. Davanti a questa platea, gli operai ‘sputano’ in faccia a De Leo, la bile che affermano di aver ingoiato per anni.

Il conflitto interno, finora confinato fra le mura dell’azienda o sugli striscioni degli operai, esplode platealmente e pubblicamente. E serve a poco che il manager sotto accusa, quelle accuse le neghi. Il tappo ormai è saltato e le accuse sfilano, una ad una, davanti agli esponenti della politica e delle istituzioni, frastornati davanti all’esplosione di una guerra che covava sotto la cenere. De Leo cerca di uscire dal ‘cul de sac’ in cui si è infilato il consiglio: sottovoce parla di ‘imboscata’, a voce alta di ingiusto processo.

Ma il tentativo è debole: ormai il Consiglio di Trepuzzi, convocato per discutere con le istituzioni dei problemi presenti e delle soluzioni future dell’Omfesa, è diventato il luogo del regolamento dei conti sul passato. Fra contestazioni rumorose e accuse silenziose, come la lettera di licenziamento levata in alto da un ragazzo e dichiarata illegittima da una sentenza del Giudice del lavoro a cui l’Omfesa non ha ancora ottemperato, in attesa dell’Appello. Un ginepraio che mette in evidente imbarazzo i politici presenti, che conoscevano il conflitto interno, ma non ne immaginavano l’asprezza. Così al Sindaco Oronzo Valzano e al Presidente del Consiglio non resta che sospendere l’assise.

Ci vorrà una riunione a porte semichiuse per trovare una soluzione che riporti la pace: un tavolo in Prefettura di lì a poche ore per affrontare e risolvere subito il problema degli stipendi.

Perché le promesse non si mangiano, questo è il problema. E di promesse gli operai Omfesa ne hanno sentite molte, moltissime, nell’ultimo decennio. Con il risultato di presentarsi poi a casa la sera con le orecchie piene e il portafoglio vuoto.

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