SA DONACI (BR) – La mafia sarebbe lontana anni luce dall’omicidio di Antonio Presta, il 29enne freddato l’altra notte a San Donaci a colpi di pistola e fucile. Il passato del padre, Gianfranco, ex collaboratore di giustizia nulla avrebbe a che fare con il delitto che ha sconvolto il piccolo paese del sud brindisino.
Il movente va cercato altrove. Ed è quello che stanno facendo gli investigatori, che battono la pista di un ‘regolamento di conti’ nei confronti del giovane, rientrato a San Donaci di recente. Le indagini, affidate al Pm Giuseppe De Nozza, sondano infatti gli ultimi mesi di vita della vittima per capire se un torto o un passo falso possa essere stato il motivo scatenante della crudele esecuzione.
Chi ha sparato, forse, voleva impedire ad Antonio Presta di farsi spazio nel mondo degli affari sporchi: droga, furti, anche se non sarebbe da escludere nemmeno la pista passionale.
Assassini senza pietĂ , quelli che hanno premuto il grilletto, ma non mafiosi. Semmai assassini distratti, forse dei principianti viste le tracce disseminate qua e lĂ : le armi usate per uccidere, un fucile calibro 12 e una revolver calibro 28 e l’auto con cui è stato raggiunto l’obiettivo, una Lancia Delta bianca, rinvenute dai carabinieri poco dopo e naturalmente una serie di impronte digitali che potranno essere fondamentali per l’identificazione dei killer.
A bordo della Lancia erano senz’altro in due: al volante c’era un uomo alto e robusto, con i capelli scuri. Poco, invece, Â si sa dell’esecutore materiale del delitto. Gli inquirenti hanno giĂ ascoltato una decina di testimoni e continuano a raccogliere dettagli da chi quella sera ha assistito all’agguato. Intanto, si attende l’autopsia sul cadavere di Presta, affidata al medico legale Antonio Carusi.