Cronaca

Parla il pentito: “Così gestivamo le estorsioni”

LECCE – La riorganizzazione dei clan, il mercato delle estorsioni e della droga, la storia di un pezzo importante della sacra corona unita nelle dichiarazioni di Alessando Verardi, boss di Merine, oggi collaboratore di giustizia. Con le sue parole, raccolte dal procuratore aggiunto Antonio De Donno, a partire dal maggio di quest’anno, gli investigatori hanno scritto fiumi di inchiostro.

I primi stralci dei verbali, spuntati fuori nelle scorse ore, schiudono le porte a scenari interessanti, soprattutto nella gestione del mercato delle estorsioni sul litorale adriatico della costa salentina. Un’attività a cui lo stesso Verardi detto ‘Sandro da Merine, il latitante’ si sarebbe dedicato con molta cura, già prima di scappare dal carcere di Taranto, dov’è stato detenuto fino al 24 dicembre 2010.

Tornato a casa per un permesso premio ottenuto in occasione delle festività natalizie, pensò bene di sparire dalla circolazione, fino all’arresto, nel settembre dell’anno scorso, mentre percorreva in moto la circonvallazione di Lecce, munito di pistola, proiettili e mezzo chilo di coca.

Molte le estorsioni messe a segno. Molte le attività sotto lo scacco dei clan. Emblematica la vicenda relativa al ‘Bar Typhoon’ di Torre dell’Orso. L’iniziale apparente collaborazione del gestore lo portò ad aiutarlo ad eliminare la concorrenza sui prezzi degli alcolici, degli altri locali della zona.

Almeno fino a quando lo stesso propritario si rivolse alle forze dell’ordine. Verardi, quindi, gli promise che gli avrebbe distrutto il locale e cercò di fargli terra bruciata intorno. “Decisi di richiedere il pagamento del 25% dei ricavi da ogni attività tra Torre Specchia a San Foca e occuparmi della gestione dei parcheggi”, dice Verardi. Una decisione assunta nel periodo di pasqua del 2011.

Verardi racconta anche gli accordi assunti con gli altri clan salentini a partire da quello facente capo a Nisi. E poi gli accordi presi, quando era ancora in prigione, con Salvatore Rizzo. La gestione della sicurezza nei locali attraverso il cugino di quest’ultimo Cristian e la ‘Iron Service’. Nomi e racconti fondamentali nelle attività d’indagine svolte negli ultimi tempi e relativi innanzitutto all’operazione ‘Augusta’. Tanti gli omissis nei verbali che di sicuro celano scenari altrettanto interessanti.

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