CronacaEconomia

Schiaffo a Porto Selvaggio, il web invoca Renata Fonte

PORTO SELVAGGIO (LE) – Non solo uno schiaffo a Porto Selvaggio: il megavillaggio dei ‘Cafari’ è un’offesa alla memoria di Renata  Fonte. È una vera e propria rivolta – virtuale s’intende – quella del web contro la lottizzazione dei comparti 78 e 79 sulla costa di Nardò. un progetto dell’azienda napoletana ‘Socitur’ che ha depositato la richiesta di ‘Valutazione ambientale strategica’ per poter trasformare 60 ettari di costa, accanto al villaggio turistico di Torre Inserraglio in un residence: villette a schiera e a corte, un centro commerciale e una palestra, una discoteca e un campo da calcio, un’area per uffici e anche un anfiteatro. Uno dei comparti completamente all’interno del parco naturale di Porto Selvaggio, Torre Uluzzo e Palude del Capitano, l’altro subito a ridosso con al proprio interno un’area ‘Sic’ e numerosi vincoli paesaggistici.

E il fuoco delle polemiche si è propagato veloce sul web: l’articolo, pubblicato sul sito internet www.trnews.it è stato letto più di 20mila volte, ha avuto più di 3.600 condivisioni su Facebook e ha suscitato una valanga di commenti. Con un minimo comune denominatore, un nome, Renata Fonte, l’Assessore di Nardò che il 31 marzo 1984, venne assassinata sul portone della sua casa. Le varie sentenze individuarono i killer e anche il mandante di primo livello, Antonio Spagnolo, primo dei non eletti nella sua lista. Ma non ebbe mai un nome, l’eventuale mandante di secondo livello al quale – stando a quanto in qualche modo si adombra nelle sentenze e nelle indagini – non piaceva l’attivismo di Renata Fonte in difesa del parco naturale di Porto Selvaggio e la sua opposizione alle lottizzazioni e ai progetti edilizi che piovevano, in quegli anni, proprio in quelle zone. Una rivolta generalizzata di associazioni (ambientaliste, ma non solo) come il ‘Forum ambiente e salute’, ‘Ecosalento’, ‘Compagnia degli ultimi’, ‘Movimento 5 stelle’ di Nardò.

Ma anche molti cittadini, neretini e salentini, ma anche turisti che ogni anno tornano nel Salento – portando denaro e sviluppo – cercando territorio incontaminato e panorami selvaggi, non cemento e urbanizzazione. Ma il caso della megalottizzazione dei ‘Cafari’ arriverà, probabilmente, anche in Parlamento: di sicuro ci è arrivata la lettera ufficiale che l’Ugl di Lecce, con il suo Segretario Antonio Verardi, ha scritto all’ottava Commissione parlamentare all’Ambiente, ma anche al Prefetto di Lecce, al Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, al Presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone, a tutti i parlamentari e i consiglieri regionali del territorio, nonché al Sindaco di Nardò Marcello Risi.

A tutti, Verardi fa presente l’irrazionalità, anche economica, del progetto: “Un piano industriale deve avere in sè una logica di sviluppo, ma nel caso del villaggio dei ‘Cafari’ si creerebbe, come innumerevoli volte assodato, un opportunità speculativa – afferma il sindacalista – inutili cattedrali nel deserto, una mortificazione ambientale e paesaggistica, un negativo boomerang economico ed occupazionale. Senza dimenticare che – continua Verardi – Tale possibile intervento, colpisce particolarmente l’animo di noi salentini, in quanto quell’area è stata da sempre di interesse edilizio e si è riusciti a limitarne le possibili azioni con non pochi sforzi. Nella nostra memoria – conclude – è indelebile l’omicidio di Renata Fonte”. Il sasso, anche istituzionale, è lanciato: staremo a vedere se e quanti dei rappresentanti istituzionali in indirizzo, avranno la voglia di raccoglierlo.

 di Danilo Lupo

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