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Tribunale nelle Poste? “Sì, ma a queste condizioni”

LECCE – E’ un sì condizionato quello che arriva dal Sindaco di Lecce Paolo Perrone sull’ipotesi di trasferire nel palazzo delle Poste centrali gli uffici del Tribunale.

“Una proposta da accettare di buon grado – dice – a condizione che, però, il Ministero dia la possibilità di rimborsare totalmente i canoni d’affitto, perchè con la spending review non sono previsti di qui al futuro prossimo spese aggiuntive per il comune”. Insomma, il rischio di scottarsi come nel caso di via Brenta c’è tutto e Perrone s’ innamora dell’idea solo a patto che a pagare non sia il solito Pantalone, Palazzo Carafa.

E’ un ‘sì, però’ anche quello della sezione distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati e Ordine degli Avvocati. Sede prestigiosa, posizione interessante, certo. “Ma vanno effettuate opere di sistemazione interna non indifferenti per adeguare quegli uffici a palazzo di giustizia”, dicono all’unisono i Presidenti Roberto Tanisi e Luigi Rella. La proposta è datata 27 giugno, indirizzata a Sindaco di Lecce, Prefetto e Presidente della Corte d’Appello. Arriva dalla ‘Mr Investments sas’, che fa capo all’imprenditore Vittorio Morelli, figlio di Rino, amministratore delegato dell’‘Armafer’, un colosso nella costruzione di reti ferroviarie. La società ha appena concluso lavori simili di ristrutturazione di un palazzo da convertire in tribunale civile a Campobasso. Dunque, a Lecce ci riprova, dopo aver acquistato l’intero immobile degli anni ’20 di Poste Italiane spa.

A questa rimarrebbero 900 mq sugli 8mila totali, “strutturalmente flessibili – scrive l’amministratore unico – per utilizzazioni che consentano l’accesso e la permanenza di un numero elevato di addetti ed utenti”. Tra l’altro, la sede ha già destinazione d’uso uffici pubblici. Morelli coglie al volo l’occasione della prossima chiusura delle 7 sedi distaccati in provincia di Lecce, per cui sarà necessario trovare nuovi spazi che possano dare risposta alla concentrazione di tutta la giustizia penale e civile nella città capoluogo. Il Presidente della Corte d’Appello Mario Buffa, ha già benedetto l’ipotesi di trasferire lì almeno gli uffici direzionali, pur rimanendo ancora legato all’idea che la sede migliore per ampliare il Palazzo di Giustizia resti l’ex Caserma Cimarrusti, vicino Porta Rudiae. Ad un’altra vecchia caserma, la Pico, invece, sono legate le speranze di Tanisi e Rella.

“Sede vicina a viale De Pietro, con possibilità di parcheggiare all’interno, spazi ampi”, dicono, ma sanno che è un sogno impossibile, visto che lì si stabilirà a breve il Comando provinciale dei Carabinieri. Piazza Libertini lascia a Tanisi alcuni dubbi, per quanto riconosca che potrebbe essere la soluzione più immediata per reggere all’urto dell’accorpamento delle sezioni periferiche. “Il problema è riadattare il palazzo e capire cosa spostarci – dice – visto che non si possono tenere lontani gli uffici dalle aule e queste dalle cancellerie. Qui è un flusso di carte continuo”. Per Rella la struttura è sì decorosa, “ma bisognerebbe spostare una volta per tutte il mercato per consentire i parcheggi. Certo, la soluzione migliore sarebbe una costruzione ex novo, ma in tempi di magra, come si fa?”.

 

 

 

 

 

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