CronacaEconomia

Schiaffo a Porto Selvaggio: megavillaggio nel parco

NARDO’ (LE) – È arrivato una settimana fa, questo enorme plico, nell’Ufficio urbanistica del Comune di Nardò. Centinaia e centinaia di pagine, mappe, tabelle e calcoli. Qualche chilometro più a ovest, il sole brilla su Porto Selvaggio. Le auto corrono su una delle litoranee più belle d’Italia: il mare tremola blu sullo sfondo, il verde della macchia e dei pini che si mischia alla terra rossa del Salento. Cosa c’entra l’enorme plico arrivato nel Comune di Nardò con questo paesaggio? C’entra moltissimo: è la ‘valutazione ambientale strategica’ per un nuovo villaggio turistico che sorgerà nel cuore del parco. È l’azienda napoletana ‘Socitur’ a chiedere di cementificare 60 ettari, divisi in due comparti: dove ora l’occhio di tutti spazia sulla campagna e sul mare, un recinto nasconderà alla vista, villette su villette a due piani, a schiera e a corte, un centro commerciale e una palestra, una discoteca, un’area per uffici e anche un anfiteatro. È la lottizzazione dei ‘Cafari’, immaginata – ci spiega il dirigente comunale – quando il parco regionale era appena un abbozzo. Né più né meno del villaggio turistico che esiste già, quello di Torre Inserraglio: eccole le villette a schiera, i parallelepipedi di cemento che sorgono sull’ondulata serra che porta al mare. Ma quando venne costruito questo villaggio turistico, il parco non arrivava fin qui:  com’è possibile oggi questo schiaffo di cemento tra Porto Selvaggio–Torre Uluzzo e Palude del capitano? È possibile, perchè a immaginare i comparti 78 e 79 fu il Piano regolatore di Nardò, ormai più di trent’anni fa. E quando quando nel 2006 la sua estensione venne triplicata, comprendendo appunto anche Torre Uluzzo e Palude del capitano, il Comune di Nardò di Antonio Vaglio e la Regione Puglia di Nichi Vendola inserirono un codicillo nella legge istitutivo, una deroga piccola piccola: “All’interno del perimetro del parco sono fatte salve le previsioni del Prg vigente del Comune di Nardò, relativamente ai comparti individuati come zone omogenee C8 di sviluppo turistico”.

Una deroga piccola piccola di sei anni fa che si traduce oggi in questo megavillaggio turistico che si estenderà per 60 ettari. Che sorgerà a tetris, incastrandosi tra i vincoli: Comune e Regione possono anche derogare al parco, ma l’Europa ha già dichiarato questa zona ‘sito di interesse comunitario’. Vedete? È questa striscia verde che corre proprio in mezzo ai due comparti. E che problema c’è? – deve aver pensato l’ingegnere napoletano autore del progetto – basta costruire a ridosso del sic e passa la paura. Così nella lottizzazione i parallelepipedi di cemento crescono a destra e a sinistra della fascia verde. E pazienza se tutto intorno i vincoli sono una marea, da quelli della legge Galasso che impedisce di costruire a meno di 300 metri dal mare, al sic mare che arriva fino alla spiaggia che diventerà – di fatto – un bene privato del villaggio dei Cafari, fino ai vincoli paesaggistici e rurali delle zone destinate al pascolo. Manca solo il vincolo archeologico: un paradosso, visto che a pochi metri da qui c’è Serra Cicora, un importante insediamento preistorico che impedì la nascita del porto turistico di Nardò. Un paradosso doppio, se si pensa che un porto turistico potrà anche non piacere, ma porta – quello sì – sviluppo, posti di lavoro, uno scambio vero con il territorio.

I turisti dei villaggi, invece, sono protetti da una vera e propria cortina di ferro, visto che l’interesse delle società che li gestiscono è spremerli all’interno, non certo far loro disperdere denari sonanti a Nardò o nel Salento. Ma di tutto questo, nell’enorme plico arrivato la settimana scorsa nell’Ufficio urbanistica del Comune di Nardò non c’è traccia. La vas, ‘valutazione ambientale strategica’, può dire se e come quel villaggio deve essere fatto. E tutti – attenzione – possono dire la propria: i due mesi per le osservazioni, le correzioni, le obiezioni sono partiti il 12 luglio. Tutti, ma proprio tutti i documenti sono on line sul sito dell’Urbanistica del Comune di Nardò che in questo si dimostra un modello di trasparenza. La dead line è il 10 settembre: almeno fino ad allora il blu del mare, il verde della macchia e il rosso della terra continueranno a brillare sotto il sole di Porto Selvaggio. Dopo di che, chissà…

di Danilo Lupo 

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