MARINA DI ALLISTE (LE) – La sua latitanza è durata circa cinque mesi e mezzo. Quello di Pasquale Briganti, detto Maurizio, leccese di 43 anni, era l’ultimo nome sulla lista dei ricercati nell’ambito dell’operazione ‘Cinemastore’,con la quale la squadra mobile di Lecce, diretta dalla Direzione distrettuale antimafia, ha definitivamente smantellato un’organizzazione criminale di stampo mafioso vicina alla Scu, ritenuta una emanazione del clan Cerfeda ed in contatto con il gruppo di Totò Rizzo.
Briganti, ritenuto dagli investigatori uno dei vertici dell’organizzazione, insieme ai fratelli Giuseppe e Roberto Nisi e a Teodoro De Nuccio, è stato acciuffato nella giornata di ieri a Capilungo, marina di Alliste. Quando è stato fermato dagli agenti di polizia, Briganti si stava dirigendo in riva al mare, in compagnia della moglie e di un’altra persona. Più volte, la squadra mobile, diretta dal vice Questore Michele Abenante e dal suo vice Rocco Carrozzo era stata vicina alla sua cattura, ma il 43enne era riuscito a fuggire, anche quando mancava davvero poco al suo arresto. Ieri, l’epilogo della sua latitanza, trascorsa – come accertato dagli investigatori – non solo nel Salento, ma anche in altre parti d’Italia.
Per studiare i suoi spostamenti, gli agenti hanno dovuto effettuare servizi di appostamenti ed osservazione, messi in campo anche negli ultimi giorni, sotto al sole cocente. Un duro lavoro premiato nelle scorse ore, quando la polizia gli ha stretto le manette ai polsi, ricevendo addirittura i complimenti dello stesso Briganti che si è consegnato senza opporre resistenza.
L’operazione, coordinata dal Pm della Dda Gugliemo Cataldi, prese il via dall’attentato dinamitardo dell’aprile 2009, ai danni della videoteca ‘Cinemastore’, in via Mincio, nel quartiere Santa Rosa di Lecce. Un attentato che si rivelò essere una vendetta trasversale nei confronti di una dipendente che, in quegli anni, era la compagna di Giampaolo Monaco, alias ‘Gianni Coda’, autore del delitto di Antonio Giannone, ucciso a colpi di pistola sul pianerottolo di casa.
Il gruppo criminale avrebbe controllato il mercato degli stupefacenti nella città di Lecce, ma avrebbe agito anche nel brindisino. Le regole da rispettare erano ben precise e chi le infrangeva doveva vedersela con i big dell’organizzazione: il Briganti su Lecce e paesi limitrofi, i fratelli Nisi per quanto riguarda il traffico di stupefacenti nel capoluogo, che veniva controllato anche attraverso il ‘punto’, una sorta di dazio, una percentuale che chi voleva entrare nel mercato della droga, doveva pagare all’associazione.
A fine gennaio, l’emissione delle ordinanze di custodia cautelare da parte del Gip Alcide Maritati, che raggiunsero 42 dei 49 destinatari, accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, produzione e traffico di stupefacenti, tentata rapina, tentata estorsione, riciclaggio, usura e detenzione di armi. A poco a poco, i sette ‘uccel di bosco’ sono stati acciuffati. Ed oggi, finalmente, per la grande soddisfazione del Questore di Lecce Vincenzo Carella e del Procuratore capo Cataldo Motta, sull’operazione ‘Cinemastore’ sono stati scritti i titoli di coda.
di Claudio Tadicini