Politica

Tagli agli ospedali, parola ai sindaci

Fase 2 del piano di rientro: nella due giorni in cui la parola passa ai sindaci, continua lo scontro sui tagli agli ospedali. Soprattutto su modi e  tempi della discussione, su come e quando chi rappresenta il territorio è stato chiamato a dire la sua.  C’è stata l’ audizione, presso la terza commissione consiliare regionale, quella appunto della sanità, di 11 primi cittadini salentini, tra i quali quelli di Casarano e Gallipoli, di Ostuni e di Massafra, tra i centri più colpiti dalla scure regionale. Tra poche ore la commissione ascolterà la voce ufficiale dei sindaci con i presidenti delle conferenze di tutte le asl della regione.

“Le prime audizioni confermano la totale mancanza di un modello organizzativo funzionale della sanità pugliese -è il commento del capogruppo regionale del Pdl Rocco Palese, che parla di “scelte assolutamente discrezionali e decisamente non basate su criteri tecnico-scientifici per individuare ospedali e punti nascita da chiudere. L’anci -dice palese- ha disertato la consultazione, inviando una lettera per denunciare la ristrettezza dei tempi della convocazione e per ribadire l’inutilità di un confronto postumo rispetto alle scelte di dismissioni già operate dal governo regionale”. Per il consigliere regionale di Fli Euprepio Curto, l’assessore regionale alla Sanità attolini dovrebbe ammettere che le tesi di molti rappresentanti istituzionali del territorio sono condivisibili e legittime e che quindi “impongono una radicale rivisitazione dell’attuale programmazione irrazionale, illogica ed iniqua. Non è possibile -dice- che per la provincia di Brindisi siano previsti 3 ospedali e poi prevedere solo due, e non tre, punti nascita” (Ostuni viene infatti tagliato).

“Dello stesso avviso il presidente del gruppo UDC alla Regione Salvatore Negro: “La concertazione prevede che l’ascolto dei rappresentanti dei territori si faccia prima di prendere le decisioni -dice- e la scelta della struttura su cui dev’essere ubicato un reparto di ostetricia non può prescindere dal coinvolgimento della conferenza dei sindaci”. Ma l’assessore Attolini sostiene che la Regione abbia operato, per quanto riguarda la riorganizzazione della rete dei punti nascita, a garanzia delle donne e dei neonati e spiega che in Puglia ci sono troppi punti nascita e troppi cesarei. E snocciola gli ultimi dati del Ministero della Salute: “La Puglia presenta un ricorso al taglio cesareo che si attesta sul 46%, ben al di sopra del valore italiano, con una media più elevata nelle strutture che registrano meno di 500 parti l’anno. Tra questi -dice Attolini- i casi eclatanti sono Ostuni (80%) e Gallipoli (58%).

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