Cronaca

Confessioni e riscontri, emergono incongruenze

LECCE – “In ogni singola bombola ho messo circa 10kg di polvere pirica comprata in più occasioni da vari rivenditori della provincia di Lecce. Per l’innesco ho utilizzato una centralina collegata ad una batteria che ho acquistato dalla Ditta Greco sulla via per Nardò”. Inizia così Giovanni Vantaggiato la descrizione di come ha concepito e costruito l’ordigno fatto esplodere a Brindisi. Tutto nero su bianco nel verbale di interrogatorio iniziato a compilare la sera di mercoledì, alle 22.20, nella Questura di Lecce.

Il 68enne è lucido e preciso, minuzioso fino al millimetro nel ricordare nomi di strade e sequenze. Eppure, è proprio in questa descrizione che emergono  incongruenze, le falle del racconto, che riportano a Copertino, a quella Ditta Greco sulla via per Nardò in cui lui avrebbe acquistato la batteria. E in realtà è un’officina, in cui nessuno lo ha mai visto entrare, mai, come dice il figlio del rivenditore. C’è di più. Non solo Vantaggiato non è mai stato un cliente dell’officina, ma qui non vendono batterie, le installano direttamente invece sulle auto che si riparano.

C’è un’altra rivendita di batterie d’auto sulla strada per Nardò. Si chiama “Gala”, però. E neppure qui lui s’è visto mai. E ce n’è un’altra ancora di rivendita, sotto un altro nome. È la terza, nei paraggi della strada per Nardò. E neppure qui, mai, lui s’è visto. Eppure non c’è omertà a Copertino, nessuno dimostra l’intenzione di coprire il presunto attentatore.

Anzi, c’è piena collaborazione, nonostante per la prima volta si inizi a convivere con pattuglie che sorvegliano abitazione e rivendita di gasolio, 24 h su 24, e con l’incubo di essere additati come comunità. Ed è proprio in questa realtà che le incongruenze che iniziano ad emergere sono ancora più forti.

di Tiziana Colluto

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